Mi avvicino alla finestra.
Un’insegna luminosa,
mi mette in contatto con un barlume di socialità
che illumina di illusione
la notte buia della consueta solitudine.
Un fioco rumore
mi fa percepire un tepore
che però umano non è:
è il meccanico girare della ventola del radiatore
che entra in assonanza col ruminio del pensiero che surriscalda la mia mente.
Con una pallida eco,
i miei pensieri rimbalzano nel buio profondo della caverna
che è il mio cuore.
Ormai non più piena.
Ormai desolata.
Ormai persa nei confusi ricordi di amori che furono; o che
nella trasfigurazione delle artistiche immaginazioni,
sembra che furono.
Vincenzo Corsi
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