Sole offuscato dal pensier mio
serena rimembranza,
dove al borgo
la bruna donzella
di notte gioviale
viene al far della sera.
Mia dolce fanciulla
del bove:
l’antico armento,
crepa la terra il zappatore
commiserevole canto
e profum della ginestra
spandersi soave
dal suo travaglio antico
dalla pietra miliare
percorse il tempo;
feconde le messi,
accese le dorate spighe
a mezzogiorno,
il chiostro illuminato,
risplende la terra
battuta dal sole.
Canti del Dio vivente al vespero,
quel pane sacro al volgo
e di Bacco (il vin gentile),
laddove trassi l’italo alimento,
resto supino all’uscio,
contemplando il tempo che viene,
anche chronos lo ha fermato,
nobile è Matera sulla roccia,
canto di eternità
e di purezza
va marcando il secolo
del millennio, l’impero di Bisanzio
soffia il vento,
come la prua di Metaponto,
se le storie dell’Italia rivivranno
da Ferdinando a Federico
ai posteri, la Basilicata
e l’antico Materano.
Mormoreranno silenti le Dee del lago
quanto al Basento, le steppe, le valli
d’universo il manto,
contemplerete sempre
questo canto.
Massimo Del Zio